mosaici di cortesele di villa

Franchini Agricola si impegna a promuovere un patrimonio di valore immenso.

La nostra affascinante storia continua.
Dall’Antica Corte Forlago ai mosaici romani delle Cortesele di Villa.

“Il mosaico in discorso è romano, dei bei tempi, pregevole per la eleganza dei fregi, per l’abbondanza e varietà dei colori, e in generale anche per l’esattezza e solidità del lavoro.”

Stefano De Stefani, Negrar di Valpolicella, “Notizie degli Scavi di Antichità”, p. 432, 1887.

Dopo una serie di scavi su una piccola sezione di campo da parte di un proprietario, vengono ritrovate delle sezioni di pavimento musivo molto antiche. Queste sezioni vengono poi vendute al Museo Archeologico del Teatro Romano (Verona) per 650 lire dove ancora oggi sono visibili.

Nel 1890 però, non fu scoperta la villa, anzi fino al 1922 poco o nulla si sapeva di essa e solo se ne supponeva l’esistenza, appunto dai mosaici asportati […]. Si scoprì che non si trattava di un solo pavimento, bensì di una intera villa.

A. Stefani Bertoldi, “Villa Bertoldi e un mosaico romano”, Lettera a «L’Arena», 12 settembre 1962.

Dopo dei lavori di aratura nella zona del campo delle Cortesele di Villa si evidenziano altre sezioni del pavimento musivo della villa romana. Una prima ricostruzione dell’ambiente principale viene svolta da Tina Campanile (prima donna ammessa alla Scuola Archeologica di Atene) in un’area di circa 270 mq. L’archeologa è stata fondamentale per una iniziale ricostruzione dei mosaici dell’ambiente principale.

La parte esplorata nel 1922, alla quale è da riferire probabilmente un altro ambiente […], la villa o pars rustica per la lavorazione e la conservazione dei prodotti agricoli, in particolare i «vini retici» tanto famosi nel mondo romano.

Giovanna Tosi, “La villa romana di Negrar di Valpolicella”, Annuario Storico della Valpolicella, 1985.

Ultimo scavo del ‘900 che viene per l’edificazione di una casa. Ancora una volta si evidenzia la presenza di una villa di grande entità con la scoperta di un altro ambiente con pavimento a mosaico, oggi interpretabile come il vestibulum (l’ingresso della villa). I lavori di scavo non proseguono per mancanza di risorse e il campo viene rinterrato. Proprio questo campo e le sue vigne, alcune piantate molti anni prima, verrà poi acquistato da Giuliano Franchini.

Dopo alcune rilevazioni da parte della Soprintendenza Archeologica di Verona, a cura del dott. Gianni De Zuccato, la notizia e le foto dei mosaici ritrovati sotto ad un vigneto in Valpolicella fa il giro del mondo. Nasce il desiderio pubblico e privato di riuscire a scoprire l’intera villa per la creazione di un futuro sito archeologico.

L’ultima emozionante vendemmia viene eseguita sulle storiche vigne presenti sul campo. Per cercare di salvare queste vigne, dopo la vendemmia queste vengono espiantate e trapiantate in un altro campo di proprietà Franchini, essendo parte di un patrimonio storico e prezioso.

Gli scavi interrotti nel 1975 ricominciano dopo più di 45 anni, verso la fine del 2021, questa volta con la piena volontà di raggiungere l’ultima parte di villa mancante. Questo scavo evidenzia quella che era stata identificata come pars fructuaria, cioè la zona destinata alla lavorazione dei prodotti agricoli. Non a caso viene anche identificato durante gli scavi anche una pietra che sembra essere parte di torchio, usato in antichità per la produzione del vino retico.

La scoperta continua…

I lavori di scavo continuano sulla parte di campo rimanente, cioè proprio quella appartente alla nostra cantina, e portano nuove e interessanti scoperte.

Sotto alla nuova sezione di campo, mai scavata prima se non in piccola parte nel 1975, fa ripartire l’entusiasmo della scoperta.

Vengono trovati nuovi e splendidi mosaici che raffigurano uccelli, vasi simili ad anfore e addirittura persone. Due misteriose figure, quella di una donna e quella di un uomo con la faccia rovinata, vengono di nuovo alla luce. L’identità di questi due personaggi raffigurati è ancora ignota, ma è possibile che siano stati due abitanti della villa in epoca romana, raffigurati in uno dei tanti mosaici presenti nel pavimento del peristilio.

Viene inoltre scoperta completamente la pars fructuaria. Qui si vedono lunghe lastre di pietra bianca e anche zone di antica vinificazione: il calcatorium e il lacus. Nel calcatorium, l’uva veniva pigiata con i piedi, mentre nel lacus se ne raccoglieva il mosto.

Queste ultime scoperte riconfermano la Valpolicella Classica come una delle più importanti zone vinicole fin dai tempi romani.

DE STEFANI, Negrar di Valpolicella, in Notizie degli Scavi di Antichità, 1887, pp.431-432.

CAMPANILE, Negrar di Valpolicella. Avanzi di una villa romana con magnifici mosaici, in Notizie degli Scavi di Antichità, 1922, pp.347-361.

TOSI, La villa romana di Negrar di Valpolicella, in La Valpolicella in età romana, in Annuario Storico della Valpolicella, 1983-1984, pp.91-102.

Carta archeologica del Veneto II, n. 190, 1990, p. 75.

PIACENTIN, La villa romana di Negrar: storia delle ricerche, in Annuario Storico della Valpolicella, XXVII, (2010 – 2011), pp. 53-76, Vago di Lavagno (VR) 2011.

DE ZUCCATO, Villa romana delle Cortesele di Villa, Progetto per un percorso condiviso di riscoperta, salvaguardia e valorizzazione, 2020, pp. 1-42

Foto aeree: Archeoreporter

https://www.youtube.com/watch?v=Uc5_kyNLIFE&ab_channel=ArchaeoReporter

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